Ricordo la tranquillità dei pomeriggi afosi e azzurri, dove tutte le giornate erano cariche di aspettative e di eccitazione, quando incontrarsi era un evento da scolpire nella memoria.
Ricordo il mare, il calore della pelle scottata dal sole, l’odore dolciastro del vento d’estate e tutto quel senso di novità, di scoperta, come se fossimo dei pionieri in una terra selvaggia e sconosciuta. Rivedo l’acqua scintillante e le piccole pozze di acqua salata che si formavano tra gli scogli, i granchietti verdognoli che sgattaiolavano frettolosamente da sotto una pietra all’altra, guardinghi e sospettosi come se fossero inseguiti da qualche presenza misteriosa. La spiaggia su cui ci stendevamo era formata da una sabbia a grana grossa, un misto di piccolissime pietroline gialle e residui di conchiglie triturate da anni e anni di erosione.
E le sensazioni. Restano ancora impresse nella mia mente come un marchio indelebile.
Quelle sensazioni che solo in quel preciso istante della vita si possono provare, così devastanti e vivide quasi da graffiarti la pelle. Un’unica prospettiva, che faceva apparire gli attimi come un’eternità, quando in fin dei conti erano solo ore.
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